Accade di frequente che le persone arrivino al primo colloquio con uno psicologo/psicoterapeuta sentendosi “impreparate” e smarrite.
Nulla di strano. E’ piuttosto lecito nutrire timori e perplessità rispetto al primo incontro, soprattutto se ritratta di un’esperienza del tutto nuova.
Stati di agitazione, ansia o imbarazzo spesso accompagnano gli attimi o i giorni che precedono il colloquio e, non di meno, il primo contatto (telefonico o via mail) per richiedere l’appuntamento.
Tanti dubbi possono affollare la mente, è più che normale. Chiedere aiuto ad uno psicologo è certamente una decisione ardua, che richiede coraggio e una forte motivazione.
Dubbi e timori possono esser condivisi, in sede di colloquio, con lo psicologo/psicoterapeuta, il quale sarà disponibile ad accoglierli e ad ascoltarli affinché possa aiutare la persona che ha di fronte a sentirsi a proprio agio.
Come si svolge il primo incontro?
E’ opportuno sottolineare che non c’è uno schema prefissato da seguire. Ogni persona che incontriamo ha la sua personale storia e vissuto da raccontare, con i propri tempi e modalità. Per tale ragione, ogni colloquio sarà differente poiché “modulato” sulla base delle esigenze di ogni singolo individuo o coppia/famiglia,in modo tale da poter facilitare la comunicazione.
Il primo colloquio ha come principale obiettivo quello di comprendere il motivo della richiesta di aiuto in quello specifico momento di vita.
Spesso i pazienti si domandano:
“Ma come funziona di preciso? Da dove devo iniziare? Cosa devo dire? Devo aspettare che lo psicologo mi faccia delle domande?”
Essendo il primo incontro, anche lo psicoterapeuta si presenterà fornendo qualche informazione circa il proprio orientamento terapeutico.
Non c’è un “argomento” da cui partire. Il paziente deve sentirsi assolutamente libero di poter dire ciò che sente in quel momento; sarà poi lo psicologo a fare qualche domanda per approfondire alcuni aspetti che ritiene utili ai fini di una maggiore comprensione del problema.
Il primo colloquio, dunque, è di tipo conoscitivo, ciò significa che mira ad avere una prima, seppur marginale, conoscenza della problematica o situazione che ha condotto la persona, la coppia o famiglia, a chiedere aiuto.
Lo psicologo/psicoterapeuta avrà bisogno di effettuare un’anamnesi del paziente, ovvero una raccolta di informazioni circa la storia familiare (attuale e passata), la situazione lavorativa e/o scolastica, nonché informazioni circa eventuali e rilevanti condizioni/patologie mediche.
Un colloquio soltanto potrebbe non essere sufficiente. Per tale ragione, al paziente potrebbero essere proposti altri incontri al fine valutare se e quale percorso intraprendere in seguito.
Nel corso del colloquio, sarà inoltre premura dello psicologo fornire informazioni circa la frequenza e la durata delle sedute, l’onorario e le possibili modalità di pagamento.
Dovrà altresì consegnare il modulo per il consenso informato al trattamento sanitario e al trattamento dei dati personali, che dovrà esser letto, firmato dal paziente e riconsegnato al terapeuta.
Il primo incontro è certamente delicato, poiché porta con se una scia di dubbi, timori ed aspettative rispetto a Sè stessi e all’Altro che ci troviamo di fronte.
E’ un momento importante, dal cui andamento ed esito dipenderà l’inizio, o meno, di un percorso psicoterapeutico.
” Sembra sempre impossibile fino a quando non viene fatto”.
(Nelson Mandela)
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